Non è facile solo pensare che Federico, Federico Sgherri, il comandante Sgherri, non sia più con noi.
Non è facile.
Molto del nostro Club si deve a lui e alla sua intelligenza, al suo insegnare senza parere.
Non era prodigo di parole, ma era generoso di insegnamenti.
Ha passato una vita sul mare eppure diceva che era merito del tennis se era diventato un comandante di marina. Merito del fatto che quando era in Accademia si era fatto voler bene perché giocava bene a tennis.
Lo diceva sorridendo e sorrideva perché non amava parlare bene di sé.
Tutti ricordiamo quando ormeggiò una nave di cento metri in uno spazio di cento metri per dimostrare che era lungo cento metri: la nostra banchina inizia ancora lì, nel punto esatto in cui il Comandante Sgherri ormeggiò quella nave.
Ma a me, più di tutto, piace ricordare quello che ha insegnato alla nostra famiglia dicendo che ci potevano essere momenti più felici e altri meno felici, che poteva succedere di dover discutere, ma che quando succedeva, l’importante non era continuare a discutere cercando di avere ragione.
L’importante era smettere di discutere e tornare su quella questione dopo qualche giorno, perché se ci si vuole bene si sarebbe potuto guardarla con altri occhi, sorridere e risolverla.
E’ un insegnamento che mia moglie ed io abbiamo sempre portato nel cuore e che abbiamo spesso ricordato.
Grazie, Federico.
Di tutto.