C’è stata una sentenza che ha respinto due ricorsi presentati dallo Yacht Club di Livorno, a spese compensate.
Si è detto che allora il Tribunale amministrativo avrebbe dato il via libera all’operazione di Azimut Benetti sul porto turistico e allo sfratto delle “barchette”.
Non è così e le sentenze devono essere lette con attenzione, dalla prima riga fino all’ultima.
Prima di tutto, il Tribunale amministrativo si è pronunciato sui ricorsi che avevano per oggetto unicamente la realizzazione da parte dell’Autorità portuale dei lavori necessari per la protezione del porto turistico.
Questi ricorsi sono stati respinti perché, per il Tribunale amministrativo, non costituiscono il presupposto né dello sfratto dei circoli del Mediceo né dell’assegnazione della gestione del porto turistico alla Porta a Mare e quindi ad Azimut Benetti.
Di conseguenza, lo Yacht Club non ha perso: per una persona di buon senso, quando il tribunale dice che la tua censura è infondata dal momento che il provvedimento impugnato non è lesivo, si è vinto.
Il vero punto interessante della sentenza, però, è un altro che anche i giornalisti più attenti alle vicende del porto turistico non hanno messo in evidenza.
Il TAR si sofferma sulle modalità con cui è stata segnalata la Porta a Mare e ricorda analiticamente gli atti che giustificherebbero tale scelta. Ovvero ricorda che la Porta a Mare è stata scelta dal Comune come proprio partner nella trasformazione urbanistica della Porta a Mare. Non dalla Autorità Portuale e il Comune, si sa, non è competente sul demanio portuale. Ricorda anche che questa gara ha avuto una evidenza pubblica molto limitata perché furono invitati a partecipare solo i soggetti proprietari dei terreni coinvolti dalla trasformazione urbanistica (cinque in tutto). Che il bando, pubblicato mediante affissione all’albo comunale, non prevedeva affatto la gestione del porto turistico, ma solo la partecipazione alla Porta a Mare in quanto società che avrebbe realizzato un intervento urbanistico.
Dopo avere ricordato tutto questo, il Tribunale amministrativo sottolinea che alla Porta a Mare non è stata ancora rilasciata nessuna concessione, e che anzi l’Autorità portuale è ben consapevole delle problematiche connesse alla procedura di scelta del concessionario.
Se questo non è un avvertimento, ci assomiglia parecchio…
Insomma, il Tribunale amministrativo non si è pronunciato sull’assegnazione del porto turistico agli sceicchi e non ha detto che è prossimo lo sfratto delle “barchette” dei “pescatori di cozze”.
Semmai ha fatto capire, a chi sa leggere una sentenza complessa e articolata, una cosa ben diversa.
E quello che si legge in questa sentenza lascia capire che se il porto turistico si vuole fare, è il momento di pensare con intelligente moderazione al futuro della città e al futuro del suo porto.
Un futuro, che, come si legge nel nostro sito, può essere di tutti, perché il Porto Mediceo è davvero un bene comune e la natura dei beni comuni è di appartenere a tutta la città.