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Piero non è stato solo un socio fondatore. L’ultimo in vita.

Soprattutto è stato un socio fondatore per tutta la sua vita.

Piero non è stato solo l’armatore di Berenice.

Ci ha insegnato che una barca è la proiezione sul mare del suo armatore, è tutt’uno con il suo fondatore.

Piero non è stato solo un consigliere, un revisore, un probiviro.

E’ stato una persona che ci ha dimostrato come il vivere una carica sociale significa metterci dentro il proprio spirito etico.

Piero è morto la notte fra il 17 e il 18 novembre.

Siamo vicini alla sua famiglia.

Ma soprattutto siamo molto più soli e non saremo più gli stessi.

Non sarà più la stessa la baracca dei marinai, dove Piero si spingeva nelle sue passeggiate, solo per guardare il mare dal porto, come chi sa che tutti i mari cominciano in un porto e finiscono in un porto.

Non sarà più la stessa la nostra banchina, dove la misura della nostra concessione erano i passi di Piero che la misuravano e la misuravano per insegnarci che una concessione non è solo un provvedimento amministrativo, è lo spazio che l’amore per il nostro club ci ha saputo conquistare nella città.

Non sarà più la stessa la nostra sede, dove Piero era solito bere un caffè, non solo per berlo, ma per berlo in sede e non in un altro luogo, perché è in sede che i soci si incontrano, anche se era l’unico a fare quei cinquecento metri di Sole per raggiungerla.

Sono questi i ricordi di Piero, i primi che mi vengono in mente dopo un lustro di conoscenza, non sempre facile.

Come Presidente, mi viene da osservare che se si diventa adulti solo quando muoiono i nostri genitori, lo stesso è per un Club quando muore l’ultimo dei suoi fondatori.

Oggi, alle quindici e trenta, nella chiesa dei Sette Santi Fondatori, il funerale.