E’ un quartetto, con Stefano “Cocco” Cantini, al sassofono, Ares Tavolazzi al contrabbasso, Francesco Maccianti al piano e Piero Borri alla batteria che ospitiamo il 7 marzo.
Portano un concerto che ha avuto echi importanti: alla Pergola di Firenze, al Teatro Niccolini di San Casciano, etc.
Soprattutto portano un concerto in cui lo sforzo è ripercorrere una delle personalità più geniali e sofferte del jazz anni cinquanta.
Coltrane non è stato un normale sassofonista, ha suonato il gelido Davis di Kind of Blue, si è mosso verso l’assoluto con A Love Supreme e ha sfiorato le sonorità più estreme negli ultimi album.
E’ un sassofonista che ha illuminato spazi nascosti, che ha cercato pieghe sonore e le rivoltate.
Il quartetto che ascolteremo ripercorre le sonorità di Coltrane, non tanto come un omaggio, che sarebbe semplicemente ascoltare oggi quello che ieri Coltrane suonava al Confucian o al Village Vanguard, ma mostrare quanto Coltrane è stato importante per la formazione di musicisti contemporanei, che però sanno dimostrare di avere perfetta consapevolezza dei suoni che li hanno preceduti.